Alla caccia della verità
Nelle Eumenidi di Eschilo, nel quale si celebra il processo al matricida Oreste, le Erinni sono le accusatrici ("io poiché il sangue d'una madre mi richede, perseguirò in giudizio quest'uomo") contrapposte al difensore Apollo ("io invece soccorrerò il mio supplice e lo salverò"). Interessante è il fatto che le accusatrici si qualifichino come cacciatrici e poco dopo così indichino la loro ricerca di Oreste "come il cane fa col cerbiatto ferito, noi seguiamo le stille si sangue" "ecco questa è la chiara traccia dell'uomo: e tu segui gl'indizi di questo muto accusatore". Frasi nelle quali il termine greco utilizzato per indicare la traccia lasciata dal fuggiasco è lo stesso (tekmar) che poi più precisamente indicherà nella lingua greca la prova. In tal modo evidenziando quelle connessioni tra la ricostruzione della verità e l'attività venatorio che indicherà (rispetto al sapere storico) anche Carlo Ginzburg (Rapporti di forza) richiamando altra opera classica greca, l'Edipo re di Sofocle, nel quale Edipo, alla notizia che la pestilenza di Tebe trova la sua causa nell'uccisione di Laio si chiede "dove trovare questa traccia oscura di un antico crimine?".
