Il diritto come forza o come patto?
Nell’Iliade, cap. XXI, c’è anche la più plastica rappresentazione del contrasto che ha animato tutta la storia della filosofia del diritto, divisa tra i fautori del diritto come regolamentazione pattizia tra eguali e il diritto come regola imposta dal più forte.
Ettore , infatti, prima dello scontro finale con Achille propone un accordo su ciò che dovrà regolare la gestione del momento che seguirà al loro scontro.
Ettore si ispira all’idea del diritto come regolamentazione pattizia tra chi è in eguale condizione e afferma “può ben darsi che ti uccida o anche che soccomba”, per cui, non sapendo chi dei due vincerà, propone ad Achille un patto, chiamando a testimoni “custodi dei nostri patti” gli idei: chiunque vinca non faccia strazio del corpo dell’altro e ridia il cadavere alla propria gente.
Ma la risposta di Achille si ispira alla filosofia opposta: chi vince porrà le regole «Ettore, non parlarmi di patti! Sei proprio un folle. Non c'è tra leoni e uomini alleanza, né lupi e agnelli vanno d'accordo, ma si vogliono male a vicenda senza tregua: così non è possibile amicizia fra me e te. Mai tra noi ci saranno impegni giurati: prima uno dei due deve cadere e saziar la sete di sangue del dio della guerra, Ares”. Come scrive Vico il "diritto della forza è 'l diritto di Achille, che pone tutta la ragione nella punta dell'asta"
