Otello manuale sulle prove
Vero Manuale sulle prove è l’Otello di Shakespeare.
Otello, spinto al dubbio sulla fedeltà di Desdemona dal perfido Iago, esprime in termini limpidissimi il problema della conoscenza: “voglio vederlo con i miei occhi”. Ma Iago è perfido anche nel non lasciare illusioni alla possibilità di conoscere vedendo con i propri occhi: “è impossibile che questa cosa possiate mai vederla”; inducendo Otello a porre, verrebbe da dire in una delle forme più chiare in cui si sia mai espressa la letteratura giuridica, la questione fondamentale della conoscenza mediante prove: “dammi almeno una prova, senza ganci né anelli cui appendere il minimo dubbio”.
Solo la prova capace di vincere il minimo dubbio può raccontare la verità a chi non ha potuto vederla con i propri occhi: solo una prova senza ganci né anelli. Ma anche in ciò la fredda perfidia di Iago instilla, prima che in Otello il germe della gelosia, nel lettore il germe del dubbio sulla possibilità della conoscenza della verità tramite prove. Infatti, benevolmente Iago riferisce al suo signore che se la verità non la potrà vedere con i propri occhi però “vi sono possibilità e circostanze che potrebbero condurvi alla soglia della verità, dandovi la certezza”.
Iago, quindi, disillude ed illude al contempo Otello ed il lettore, riconoscendo che solo la “soglia della verità” può essere raggiunta grazie a “probabilità” e “circostanze”, ma pretendendo che da tale soglia si possa cogliere “la certezza”.
Illusione mortale, perché Iago costruendo “un indizio impressionante”, come lui stesso lo chiama, idoneo a “convalidare altre prove di per sé troppo fragili”, come ancora recita, condurrà Otello ad una tale certezza da indurlo a declamare davanti alla povera Desdemona: “anche se tu negassi punto per punto con giuramento non riusciresti a cancellare o a scuotere la forte convinzione che ho della tua colpevolezza”, aggiungendo, ad epitaffio finale della conoscenza tramite prove, “finirei dannato nell’inferno più profondo se a tanto non fossi giunto per le vie della verità più scrupolosa”.
Ma il saggio giuridico sulle prove scritto da Shakespeare forse in quell’epitaffio ha indicato uno spiraglio meno oscuro, suggerendo che Otello, in realtà, non giunse alla sua forte convinzione “per le vie della verità più scrupolosa”, ma attraverso vie ingannevoli e che, quindi, il problema non è che la prova sia “senza ganci né anelli cui appendere il minimo dubbio”, ma che ad essa si giunga davvero “per le vie della verità più scrupolosa”.
