Ancora la pura psicologia criminale di Dostoevskij

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  • 21/09/2013
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Ancora l'attenzione di pura psicologia criminale di Dostoevskij nel testo base, Delitto e castigo, su Raskòl'nikov, ormai deciso ad uccidere la vecchia usuraia.

Ma ecco anche il quarto piano, ecco la porta, ecco l'appartamento di fronte; quello vuoto. Al terzo piano tutto dava a intendere che l'appartamento situato sotto quello della vecchia fosse anch'esso vuoto: il biglietto da visita inchiodato alla porta con dei chiodini era stato strappato via, se ne erano andati!… Gli mancò il fiato. Per un istante gli passò per la mente il pensiero che, forse, avrebbe potuto andarsene anche lui. Ma non si diede risposta, e tese l'orecchio verso l'appartamento della vecchia: un silenzio di tomba. Poi tese ancora una volta l'orecchio alla volta delle scale, ascoltò a lungo, attentamente…Quindi si guardò attorno un'ultima volta, s'accostò di soppiatto si diede una sistemata e ancora una volta tastò la scure nel cappio. "Non sarò pallido…molto pallido?" gli venne da pensare "non sono forse particolarmente agitato? Lei è diffidente… Non sarebbe meglio aspettare ancora…finché il cuore non si calma…? Ma il cuore non si calmava. Al contrario, come a bella posta, batteva sempre più forte, più forte, più forte… Egli non resse, protese lentamente la mano verso il campanello e suonò. Mezzo minuto dopo suonò ancora, più forte.Nessuna risposta. Non c'era motivo di suonare per nulla, e sarebbe stato persino fuori luogo. La vecchia sicuramente si trovava in casa, ma era sospettosa, e sola. Conosceva parte delle abitudini di lei…e ancora una volta appoggiò l'orecchio alla porta. O i suoi sensi erano talmente acuiti (cosa che in genere è difficile supporre), o effettivamente lo si sentiva molto bene, ma all'improvviso distinse una sorta di cauto scivolare di una mano vicino alla maniglia della serratura, e il fruscio di una veste proprio accanto alla porta…A bella posta egli si mosse, e borbottò qualcosa a voce più alta, in modo da non dare l'impressione di volersi nascondere; poi suonò una terza volta, ma piano, con fare rispettabile, e senza la minima impazienza. Rammentando in seguito la cosa, quel momento gli s'era impresso per sempre nella memoria, chiaramente nettamente, ed egli non riusciva a capire dove fosse andato a prendere tanta astuzia, tanto più che la sua mente a tratti s'offuscava, e quasi non sentiva più il suo corpo… Un istante più tardi sentì che stavano togliendo il catenaccio.(…)Cercando di togliere la cordicella e voltandosi verso la finestra, verso la luce (teneva tutte le finestre chiuse, nonostante l'afa), per alcuni secondi la vecchia lo lasciò completamente perdere e gli diede le spalle. Egli si slacciò il soprabito e liberò la scure dal cappio, ma ancora non la tirò fuori, limitandosi a sorreggerla con la mano destra sotto il vestito. Le braccia erano terribilmente deboli; egli stesso avvertiva come, d'istante in istante, divenissero sempre più intorpidite e legnose. Aveva paura di mollare e lasciar cadere la scure…all'improvviso fu colto da una specie di giramento di testa."Ma guarda come l'ha legato!" (l'involucro contenente il portasigarette n.d.r) gridava la vecchia indispettita e fece per voltarsi.Non c'era un solo istante da perdere. Tirò fuori del tutto la scure, la brandì con entrambe le mani e, appena consapevole di quel che stava facendo, quasi senza sforzo, quasi macchinalmente, la abbassò sulla testa dalla parte opposta alla lama. Era come se in quel momento non avesse alcuna forza. Ma appena ebbe abbassato la scure, subito sentì che, dentro di lui, la forza stava nascendo.La vecchia era come sempre a capo scoperto. I capelli chiari e brizzolati di lei, unticci, che secondo la sua abitudine portava cosparsi di grasso, erano legati in una sorta di treccia a coda di topo, e raccolti con un frammento di pettinino di corno, che le sporgeva sulla nuca. Il colpo la colse proprio in cima alla testa, anche a causa della bassa statura di lei. La vecchia si lasciò sfuggire un grido, ma molto debole, e all'improvviso s'accasciò al suolo, anche se fece in tempo a sollevare entrambe le braccia verso la testa. In una mano continuava ancora a stringere "il pegno". A quel punto, con tutte le sue forze, egli le assestò un secondo colpo, e poi un altro, tutti di piatto, e tutti sulla sommità del capo. Il sangue cominciò a zampillare come da un bicchiere rovesciato, e il corpo si rovesciò sulla schiena. Egli arretrò, lasciò che cadesse e subito si buttò verso il volto di lei; era già morta. Gli occhi erano sbarrati, sul punto di schizzare fuori dalle orbite, mentre la fronte e tutta la faccia erano raggrinzite e stravolte da uno spasimo.

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