Giustizia tribale

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  • 21/09/2013
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Nella Nigeria tribale descritta ne "Il crollo" di Chunua Achebe lo spettacolo del processo vede come attori principali gli egwugwu, gli spiriti degli antenati, qui chiamati a pronunciarsi su un caso di maltrattamenti coniugali. La vivacità della descrizione, gli aspetti antropologici e rituali che emergono dal brano, ne fanno una lettura davvero imperdibile

Un gong di ferro risuonò, suscitando l'attesa della folla. Tutti guardarono in direzione della casa degli egwugwu. Gome, gome, gome, fece il gong, e un flauto potente suonò una nota altissima. Poi giunsero le voci degli egwugwu, gutturali e terrificanti. Le donne e i bambini, presi dal panico, indietreggiarono. Erano abbastanza lontani dove si trovavano, e c'era spazio per fuggire se qualcuno degli egwugwu fosse andato verso di loro. (...)
E poi comparvero gli egwugwu. Le donne e i bambini lanciarono un forte urlo e scapparono via. Era istintivo. Una donna fuggiva non appena un egwugwu era in vista. E quando, come quel giorno, nove dei più grandi spiriti mascherati del clan comparivano tutti insieme lo spettacolo era davvero terrificante. (...)
Ognuno dei nove egwugwu rappresentava un villaggio del clan. Il loro capo si chiamava Foresta Malvagia. La sua testa fumava. (...) Poi Foresta Malvagia conficcò nella terra la punta della sua asta a sonagli, che cominciò a scuotersi e a suonare, come se vivesse di una sua vita metallica. Egli occupò il primo sgabello vuoto e gli altri otto egwugwu si sedettero dopo di lui, in ordine di anzianità. (...)
Quando tutti gli egwugwu furono seduti e fu cessato il tintinnio dei molti campanelli e dei sonagli che avevano addosso, Foresta Malvagia si rivolse ai due gruppi di persone che stavano di fronte a loro.
"Corpo di Uzowulu, io ti saluto" disse. Gli spiriti chiamavano sempre gli esseri umani "corpi". Uzowulu si chinò e toccò la terra con la mano destra in segno di sottomissione.
"Padre nostro, la mia mano ha toccato la terra" disse.
"Corpo di Uzowulu, mi conosci?" chiese lo spirito
"Come posso conoscerti, padre? Tu sei al di là della nostra conoscenza".
Foresta Malvagia si voltò allora verso l'altro gruppo e si rivolse al più anziano dei tre fratelli.
"Corpo di Odukwe, io ti saluto" disse, e Odukwe si chinò e toccò la terra. Poi ebbe inizio l'udienza.
Uzowulu si fece avanti ed espose il suo caso.
"La donna che sta là in piedi è mia moglie, Mgbafo. Io l'ho sposata con i miei soldi e con i miei ignami. Non devo nulla ai suoi parenti. Non devo loro ignami. Non devo loro ignami di cocco. Una mattina sono venuti tutti e tre nella mia casa, mi hanno picchiato e hanno portato via mia moglie e i miei figli. Questo accadde nella stagione delle piogge. Aspettai inutilmente che mia moglie tornasse. Alla fine andai da loro e dissi: "Voi vi siete ripresi mia sorella. Non l'ho mandata via io. Voi siete venuti a prenderla. La legge del clan dice che dovete restituirmi il suo prezzo di sposa". Ma i fratelli di mia moglie dissero che non avevano niente da dirmi. Così ho portato la cosa davanti ai padri del clan. Questo è il mio caso. Io vi saluto".
"Le tue parole sono giuste" disse il capo degli egwugwu. "Sentiamo Odukwe. Può darsi che anche le sue parole siano giuste".
Odukwe era piccolo e tozzo. si fece avanti, salutò gli spiriti e cominciò a parlare.
"Il marito di mia sorella vi ha detto che siamo andati a casa sua, lo abbiamo picchiato e abbiamo portato via nostra sorella e i suoi figli. Tutto questo è vero. Vi ha detto che è venuto a riprendere il prezzo di sposa di nostra sorella e che noi ci siamo rifiutati di darglielo. Anche questo è vero. Il marito di mia sorella, Uzowulu, è un animale. Mia sorella ha vissuto con lui per nove anni. In questi anni non è passato giorno del cielo che lui non l'abbia picchiata. Noi abbiamo cercato di risolvere i loro litigi un numero infinito di volte, e ogni volta Uzowulu era colpevole...".
"E' una menzogna!" gridò Uzowulu.
"Due anni fa" continuò Odukwe, "quando lei era gravida, lui la picchiò sino a farle perdere il bambino".
"E' una menzogna. Perse il bambino dopo essere andata a letto con il suo amante".
"Corpo di Uzowulu, io ti saluto" disse Foresta Malvagia zittendolo. "Chi è quell'amante che va a letto con una donna gravida?". Un forte mormorìo di approvazione venne dalla folla. Odukwe continuò:
"L'anno scorso, quando mia sorella si stava riprendendo da una malattia, la picchiò tanto che sarebbe morta se i vicini non fossero andati a salvarla. Siamo venuti a saperlo e abbiamo fatto quello che vi è stato detto. La legge di Umuofia dice che se una donna scappa da suo marito, il suo prezzo di sposa deve essere restituito. Ma in questo caso lei è scappata per salvarsi la vita. I suoi due figli appartengono a Uzowulu. Non lo mettiamo in dubbio. Ma sono troppo piccoli per lasciare la madre. Se, d'altra parte, Uzowulu rinsavisse e venisse nel giusto modo a pregare sua moglie di ritornare, lei lo farà, restando inteso che se dovesse picchiarla ancora, gli taglieremo i genitali".
La folla rise rumorosamente. Foresta malvagia si alzò in piedi e subito l'ordine si ristabilì. Una continua nuvola di fumo si alzava dalla sua testa. Si risiedette e chiamò due testimoni. Erano entrambi vicini di Uzowulu e confessarono che aveva picchiato sua moglie. Allora Foresta Malvagia si alzò, sfilò la sua asta da terra e ve la conficcò di nuovo. Mosse pochi passi in direzione delle donne, che fuggirono tutte, terrorizzate, ma solo per tornare quasi subito ai loro posti. Poi i nove egwugwu si allontanarono per consultarsi nella loro casa. Rimasero a lungo in silenzio. Il gong di metallo risuonò, e poi il flauto. Gli egwugwu erano emersi ancora una volta dalla loro casa sotterranea. Si salutarono l'un l'altro e poi ritornarono sull'ilo.
"Umuofia Kwenu!" urlò Foresta Malvagia di fronte agli anziani e ai personaggi importanti del clan.
"Yaa!" rispose la folla in un boato; poi il silenzio discese dal cielo e inghiottì il rumore. Foresta malvagia cominciò a parlare e finché parlò tutti tacquero. Gli altri otto egwugwu erano immobili come statue.
"Abbiamo sentito tutte e due le parti" disse Foresta Malvagia. "Nostro compito non è rimproverare un uomo o elogiarne un altro, ma risolvere la disputa". Si voltò verso il gruppo di Uzowulu e fece una breve pausa.
"Corpo di Uzowulu, io ti saluto" disse.
"Padre nostro, la mia mano ha toccato la terra" rispose Uzowulu toccando la terra.
"Corpo di Uzowulu, mi conosci?"
"Come posso conoscerti, padre? Tu sei al di là della nostra conoscenza" rispose Uzowulu.
"Io sono Foresta Malvagia. Io uccido un uomo il giorno in cui la vita gli è più dolce"
"E' così" rispose Uzowulu.
"Va' dai fratelli di tua moglie con un vaso di vino e prega tua moglie di tornare da te. Non è un atto di coraggio quando un uomo picchia una donna". Si voltò verso Odukwe e fece una breve pausa.
"Corpo di Odukwe, io ti saluto" disse.
"La mia mano è sulla terra" rispose Odukwe.
"Mi conosci?"
"Nessun uomo può conoscerti" rispose Odukwe.
"Io sono Foresta Malvagia, io sono Carne-asciutta-che-riempie-la-bocca, io sono Fuoco-che-arde-senza-legna. Se il marito di tua sorella ti porta del vino, lascia che tua sorella vada con lui. Io ti saluto". Sfilò la sua asta dalla terra secca e ve la conficcò di nuovo.
"Umuofia kwenu!" urlò e la folla rispose.
"Non riesco a capire perché una sciocchezza del genere debba essere portata davanti agli egwugwu" disse un vecchio a un vicino.
"Non sai che tipo d'uomo è Uzowulu? Non avrebbe ascoltato nessun altro" gli rispose il vicino.

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