I giudici anonimi viaggiatori curiosi
Albert Camus, ne Lo straniero, dedica un sottile pensiero al rappoto tra l'imputato e i suoi giudici.
"La sala straripava di gente: malgrado le imposte, il sole filtrava dentro qua e là e l’aria era già soffocante. Avevano lasciate le vetrate chiuse. Mi sono seduto e i gendarmi sono venuti a mettersi uno per parte. E’ a questo punto che ho visto una fila di facce davanti a me. Tutte mi guardavano: ho capito che erano i giurati. Ma non saprei dire che cosa li distinguesse l’uno dall’altro. L’impressione che avevo era soltanto questa: ero di fronte a una panca del tram e tutti quei viaggiatori anonimi osservavano il nuovo arrivato per scoprire ciò che era ridicolo in lui. So bene che era un’idea sciocca perché qui non era il viaggiatore che cercavano, ma il delitto. Comunque la differenza non è tanto grande e in ogni modo è questa l’idea che mi è venuta”
