Il buon soldato Sc'vèik

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  • 21/09/2013
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Altro splendido esempio della dinamica inquirente inquisito si legge nell'interrogatorio de
IL BUON SOLDATO SC’VÈIK, di Jaroslav Hašek.

Sc’vèik è un uomo semplice e gentile che non sa mentire. Cosa che gli crea più di un problema nell’impero Austro-Ungarico all’indomani dell’eccidio di Sarajevo. All’osteria un agente ascolta Sc’vèik parlare di politica e lo arresta (ingiustamente) per alto tradimento e altri reati. Dopo una notte in cella gli viene fatta firmare una (falsa) confessione e il giorno seguente viene condotto davanti al giudice istruttore per l’interrogatorio.

“E’ proprio lei il signor Sc’vèik?”
“Credo bene,” rispose Sc’vèik, “d’esser proprio lui, perché il mio caro babbo si chiamava Sc’vèik e la mia cara mamma era la signora Sc’vèik. Con ciò non posso far loro l’affronto di rinnegare il mio nome.”
Un cordiale sorriso aleggiò sul viso del consigliere incaricato dell’istruzione:
“Lei ne ha combinate delle belle, e deve averne parecchie sulla coscienza.”
“Io ne ho sempre parecchie sulla coscienza,” disse Sc’vèik con un sorriso ancora più cordiale di quello del consigliere “forse ancora di più di quante non se ne degni d’avere la coscienza di vossignoria.”
“Risulta anche dal verbale che lei ha firmato,” ripeté il consigliere con tono altrettanto cortese, “ma le è stata fatta forse qualche pressione da parte degli agenti di polizia per indurla a firmare?”
“Macché, signoria. Io stesso ho domandato se c’era da firmare qualcosa e quando me l’hanno ordinato ho obbedito. Non ci sarebbe mancato altro che mi fossi messo a discuter con loro a cagione della mia firma. La cosa non mi avrebbe certo giovato. Occorre un po’ d’ordine di tutto.”
“Lei si sente perfettamente sano, signor Sc’vèik?”
“Perfettamente sano non sarebbe giusto, signor consigliere. Ho dei reumatismi e mi faccio delle frizioni.”
Il vecchio signore sorrise ancora con benevolenza:
“Lei che ne direbbe se la facessimo visitare dai medici legali?”
“Io direi che non sto poi così male da far perdere a quei signori un ritaglio del loro tempo per causa mia, e del resto ho già passato la visita del medico di polizia, per vedere se avevo o non avevo lo scolo.”
“Senta, signor Sc’vèik, proviamo anche questa dei medici legali. Raduneremo una bella commissione, lei la mettiamo in prigionia preventiva, e intanto si potrà riposare. A proposito, ancora una domanda: è vero ciò che dice il verbale, e cioè che lei avrebbe dichiarato e proclamato che sta per scoppiare all’improvviso una guerra?”
“Vossignoria mi permetta, ma scoppierà prima che lei lo aspetti.”
“E non la investe mai un qualche attacco di nervi?”
“Questo poi no. Una volta soltanto fui investito da un’automobile sul ponte Carlo, ma è già qualche annetto.”
Con queste parole l’interrogatorio fu chiuso. Sc’vèik porse la mano al signor consigliere, e disse ai suoi compagni, appena rientrato nella stanzetta:
“Così sempre a causa di quell’assassinio dell’arciduca, dovrò passare la visita dei medici legali.”"

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