Il cuore del giudice

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  • 21/09/2013
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Il racconto di Raymond Sarif Easmon, Il cuore di un giudice, getta un'ombra misterica e drammatica sulla decisione dei casi semplici, con passaggi straordinari.

"Come d'abitudine, la faccia sotto la parrucca da magistrato, in quel momento rivolta verso l'imputato, ritornò espressiva quanto quella di un cadavere. Ciò nondimeno, il cuore del giudice Robin lavorava dentro al petto come una strana macchina. Egli fece uno sforzo per tenere a mente di non consentire quella condotta nel banco degli imputati, per quanto stravagante, esibita al fine di sostenere un'eccezione per infermità mentale. «Signori della giuria», stava proseguendo il procuratore generale, «i fatti in questione sono i seguenti...». «Solo un minuto, signor procuratore generale», l'interruppe il giudice.
Sebbene tutti nell'aula lo vedessero scrivere qualcosa su un registro che aveva davanti, in realtà non stava scrivendo nulla.
Il suo cuore batteva tanto precipitosamente da sentirsi quasi togliere il respiro. In effetti nè l'aspetto dell'imputato nè il suo atteggiamento contribuivano a rasserenare la mente del giudice. E neppure il ricordo degli avvenimenti della notte precedente.
Seduto in alto, sopra la predella, in una posizione elevata rispetto alla corte, isolato dunque, egli desiderava guardare con distacco alle passioni e alle debolezze che minano la sicurezza del giudizio in un'aula di giustizia.
Quel giorno, in particolare, voleva esercitare la sua funzione con mente più che mai sgombra da distrazioni. Tuttavia, per la prima volta nella sua carriera, pensava di non riuscire a concentrare per intero l'attenzione sul dibattimento di quella causa.
Ciò lo angustiò non poco: per un razionalista puro come lui, la giustizia era una religione.
Era talmente inquieto che fu costretto a prendere l'inconsueta decisione di aggiornare la seduta prima ancora che il processo entrasse nel vivo.
«La corte si aggiorna per quindici minuti», egli annunciò senza preamboli.

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