Il diritto di supplica

  • Pubblicato da:
  • 21/09/2013
  • 0 commenti

Ne La supplica respinta Kafka analizza con grande acutezza psicologica l'atteggiamento del cittadino nei confronti della legge, che come sempre nel grande scrittore praghese, viene a significare l'ordinamento stesso dell'esistenza. Un gruppo di cittadini si reca dal colonnello, la massima autorità amministrativa della città, per chiedere di non pagare una determinata tassa per un periodo limitato di tempo.

Come in tutte le occasioni solenni il colonnello stava ritto e nelle mani tese davanti a sé reggeva due lunghe pertiche di bambù. E' una vecchia usanza che significa pressappoco: così egli sostiene la legge e la legge sostiene lui. Ora, tutti sanno cosa li aspetta lì sulla veranda, eppure ogni volta si prova un nuovo spavento; anche allora colui che era stato prescelto a parlare non riusciva a incominciare il discorso, era già davanti al colonnello, quando si perdette di coraggio e con diverse scuse si ritirò in mezzo alla gente. E non si trovò nessuno che fosse adatto e disposto a parlare - vero è che alcuni non adatti si offrirono - e nella grande confusione si mandarono messaggi a diversi cittadini, ben noti oratori.
In tutto questo tempo il colonnello stava immobile, soltanto il petto gli si moveva nel respiro. Non che avesse difficoltà di respirare, respirava soltanto molto visibilmente, come respirano per esempio le rane, salvo che queste lo fanno sempre e per lui era una cosa fuori dell'ordinario. (...) Intanto quello che doveva parlare da principio si era raccolto e, sostenuto da due concittadini, teneva il discorso. Era commovente vederlo sempre sorridere in quel discorso serio che descriveva la grande sciagura, ed era un sorriso umilissimo che invano cercava di provocare un riverbero, magari leggero, sul volto del colonnello.(...) Passò un po' di tempo finché un funzionario, piccolo di statura, si presentò davanti al colonnello, cercò di alzarsi sulle punte dei piedi verso di lui che stava ancora immobile ad eccezione del profondo respiro, si fece sussurrare qualcosa all'orecchio, batté le mani facendo alzare tutti e proclamò: "La supplica è respinta. Andate via!". Un innegabile senso di sollievo si diffuse nella folla, tutti si affrettarono a uscire, pochi badarono al colonnello che, per così dire, era ridiventato un uomo come tutti noi, vidi soltanto che veramente esausto abbandonava le pertiche lasciandole cadere, sprofondava in una sedia a sdraio recata in fretta da funzionari e si metteva in bocca la pipa. Non si tratta di un avvenimento isolato, ma così avviene sempre. Accade sì, che di quando in quando una piccola supplica sia accolta, ma allora sembra che il colonnello lo faccia sulla sua responsabilità, da potente persona privata, e - se non espressamente, almeno negli effetti - lo debba tenere nascosto al governo. Si sa, nella nostra borgata, per quanto possiamo giudicare, gli occhi del colonnello sono anche gli occhi del governo, ma vi si fa una distinzione che non si riesce ad afferrare del tutto.
Nei casi rilevanti, però, la cittadinanza può sempre essere sicura di ricevere un rifiuto. Lo strano si è che in certo qual modo non si può vivere senza questo rifiuto e d'altro canto l'andare a riceverlo non è affatto una formalità. Ci si va sempre seri e fiduciosi e si torna indietro non proprio contenti e confortati, ma nemmeno troppo stanchi e delusi".

Categoria: 

Messaggio di errore