Il giudice e la stanchezza
In Resurrezione di Tolstoj, la stanchezza dei giurati e una serie di circostanze assolutamente casuali determinano la condanna di Katjuscia Maslova ai lavori forzati:
"Tutti erano così stanchi, e ingarbugliati nella discussione, che nessuno pensò di aggiungere nel verdetto la frase: senza l'intenzione di uccidere.
Necliudov era tanto turbato che neppure lui ci badò. In questa forma il verdetto fu scritto e portato nell'aula d'udienza.
Rabelais scrive che un giurista, chiamato a risolvere un problema giudiziario, dopo aver enumerato tutte le leggi possibili e immaginabili e letto una ventina di pagine di un assurdo latino giuridico, propose di gettare un dado: pari o dispari… Se pari, aveva ragione il querelante, se dispari il querelato.
Così avvenne anche questa volta. Fu adottata quella deliberazione invece di un'altra non perché tutti i giurati fossero d'accordo, ma anzitutto perché il presidente, nella sua lunga relazione, aveva trascurato di dire proprio la frase di cui non si scordava mai: che cioè i giurati avevano la facoltà di scrivere colpevole, ma senza l'intenzione di uccidere; in secondo luogo perché il colonnello aveva fatto un racconto troppo lungo e noioso sulla moglie di suo cognato; in terzo luogo perché Necliudov, nel suo turbamento, non s'era accorto ch'era stata omessa la formula relativa alla mancata intenzione di uccidere e credeva sufficiente l'altra: ma senza intenzione di furto; in quarto luogo perché Piotr Gherassìmovic' era uscito dalla sala proprio nel momento in cui il capo dava la lettura delle domande e delle risposte; e finalmente perché i giurati erano stanchi, e nella fretta di finire, si sentivano disposti ad accettare qualsiasi deliberazione".
