La gogna

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  • 21/09/2013
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Ne La lettera scarlatta così Nathaniel Hawtorne si sofferma sulla gogna che l'adultera Hester Prynne deve affrontare. Il tema della punizione è svolto in termini che meritano di essere letti.

"In effetti quel palco faceva parte di un sistema penale che da due o tre generazioni è diventato un semplice relitto storico e tradizionale, ma che in tempi passati fu considerato uno strumento necessario alla formazione dei buoni cittadini non meno della ghigliottina fra i terroristi francesi. In breve, era la piattaforma della gogna; e sopra ad esso sorgeva l'intelaiatura di quell'ordigno di disciplina, congegnato in modo da mantenere la testa umana nella sua stretta spietata, esponendola così agli sguardi del pubblico. L'ideale stesso dell'ignominia era impersonato ed espresso da questa costruzione di legno e ferro. Non esiste oltraggio alla nostra comune natura, secondo me, qualunque sia la colpa commessa, non esiste oltraggio più bruciante che proibire al colpevole di nascondere il suo volto per la vergogna; e questa era la sostanza della punizione. Nel caso di Hester Prynne, tuttavia, come in parecchi altri, la sentenza non la obbligava a quella stretta del collo ed all'imprigionamento del capo, che costituiva la caratteristica più diabolica di quest'orribile macchina: ella doveva soltanto restare per un certo tempo sul palco. Ben conoscendo la propria parte, la donna salì la scaletta di legno, e si espose alla moltitudine che l'attorniava a una distanza dal livello stradale suppergiù uguale a quella che da esso ha la spalla d'un uomo".

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