L'avvocato Libotz
Sul problema serio del rispetto dei principi etici e deontologici del giovare avvocato protagonista, Libotz, è bellissima lettura Il capro espiatorio di August Strindberg
Un assaggio.
Da quel giorno in poi la ruota della fortuna girò, e i clienti vennero, prima uno alla volta, poi a frotte. Ma Libotz temeva la fortuna, vedendo quanto fosse difficile ottenerla, e come si potesse acquistare solo con i sacrifici. Pertanto non assumeva l'incarico di qualsiasi causa, non difendeva ciò che era manifestamente ingiusto; e se il cliente voleva che vincesse comunque la causa, lui rispondeva brusco che questo non era un gioco da vincere o perdere, che non poteva corrompere il giudice, ma che avrebbe solo contribuito all'osservanza delle procedure di legge e all'istruzione del processo. E se qualcuno proponeva un compenso maggiore nel caso che la causa fosse vinta, rinunciava all'incarico, dichiarando che non poteva essere comprato e nulla era la sua influenza sul giudice.
Questa scrupolosità insolita faceva una buona impressione sia sul tribunale sia in tutte le altre sedi d'istanza, senza contare il fatto che Libotz preparava le cause ascoltando testimoni e svolgendo una propria istruttoria, così che al giudice era risparmiata una gran quantità di noie. E se una causa era rifiutata da Libotz, allora il tribunale capiva che c'era sotto qualcosa di sporco. (...)
Da principio aveva avuto difficoltà ad accettare le sentenze in apparenza ingiuste, emesse certe volte, ma col pensiero alla sua orrenda gioventù, quando aveva sofferto senza colpa, usava rispondere a chi avesse subito il torto:"Sì non riusciamo a spiegarlo; ma anche questo avrà bene un senso". Ma in tribunale notava sovente che non appena era dato sentire la controparte, l'innocente martire perdeva l'aureola. Lo aveva colpito in faccia, era un fatto; ma perché colpisse, questa era la cosa più importante da sapere. Allorché un'istanza superiore emetteva una sentenza in contrasto con quella inferiore, sembrava davvero un male, ma se si esaminavano i verbali, la causa risultava spesso problematica, e poteva essere giudicata da più d'un punto di vista: la lettera della legge o il riguardo per l'essere umano. D'altronde vedeva come individui, che mai avevano avuto rispetto per il giusto e la giustizia, non appena si trattava del proprio processo, urlassero contro il torto e l'ingiustizia; e in tutti i processi ambedue le parti erano del parere d'aver senza dubbio ragione. Anche questo doveva allora andare in modo sommario, come tutte le altre cose nella vita che andavano avanti in modo approssimativo, diceva lui.
Per poter vivere dovette assumersi le cause di recupero crediti e la riscossione lo mise in una posizione meno piacevole. Era chiamato esattore, e quantunque usasse dei modi gentili, attirava quell'odio silente che comporta una mansione tale come quella di reclamare del denaro.
