Le parti del processo
Troppo ghiotto Il processo di Frine, di Edoardo Scarfoglio per non riportarne qualche altro passo.
“Il presidente, un consigliere della Corte d'appello d'Aquila, era un rigido magistrato che in tutta la sua vita aveva derivato dall'abitudine del dibattimento un che di glaciale e di pomposo insieme. Dei giudici uno era vecchietto piccinino magro membranaceo giallo, una mummia coperta d'una toga di venerabile antichità, l'altro era un bell'uomo, muscoloso, con una barba spessa e morbida e castanea. Il procuratore del re era un giovine di trent'anni, biondo, miope, con grosse labbra, bonario nell'aspetto. Il pubblico fu insolitamente numeroso: la fama del fatto e della donna si era propagata per la città, e molte signore infioravano la tribuna. I giurati occupavano la doppia fila di banchi, e parevano poco contenti dell'autorità momentanea che conferiva loro un diritto di vita e di morte. Dalla cancelleria all'aula era un continuo traffico. Il popolo occupava una metà della sala. Al tavolo degli avvocati sedeva don Pietro Saraceni solo, con poche carte e qualche libro; e senza darsi pensiero di ciò che gli accadeva intorno, scriveva gli ultimi martelliani d’una commedia”
