Trattati di psicologia criminale
Dostoevskij è molto più di un letterato che guarda al mondo della giustizia, il suo sguardo va più in là, all’interiorità più profonda dell’uomo.
Ma le sue osservazioni sono anche fecondi trattati di psicologia criminale.
Delitto e castigo è ovviamente, per così dire, il testo base.
Avendo ormai deciso di uccidere la vecchia usuraia Raskòl'nikov si interroga sul motivo per cui "tutti i delitti vengono a galla".
“Dapprincipio, e d'altronde si trattava ormai di parecchio tempo addietro, l'aveva interessato una questione: perché quasi tutti i delitti vengono a galla e si risolvono così facilmente, e perché quasi tutti i delinquenti lasciano delle tracce così manifeste? A poco a poco era giunto alle conclusioni più svariate e curiose, e, a parer suo, la causa principale era racchiusa non tanto nell'impossibilità materiale d'occultare un delitto , quanto nel delinquente stesso: lo stesso delinquente, infatti, e praticamente qualsiasi delinquente, nel momento del delitto è soggetto a una sorta di decadimento della volontà e della ragione, alle quali viene a sostituirsi una fenomenale leggerezza infantile, e questo avviene precisamente nel momento in cui sarebbero maggiormente necessarie la ragione e la prudenza. Secondo questa sua convinzione, ne veniva fuori che una sorta di eclissi della ragione e di decadimento della volontà s'impossessano dell'essere umano come una malattia, si sviluppano con regolarità e raggiungono il momento culminante poco prima del compimento del delitto; perdurano nella stessa forma nel corso del delitto e ancora per il breve lasso di tempo successivo, a seconda degli individui; quindi passano, come passa una qualsiasi malattia. La questione quindi era: è la malattia che genera il delitto o è il delitto, per sua natura particolare, che sempre s'accompagna a quella specie di malattia? Ancora non sentiva in sé le forze per risolvere la questione”
