Un letterato come giudice
E' accaduto che un letterato vero sia stato attratto nel mondo del diritto e, più esattamente, chiamato a fare il giudice, realizzando in concreto il progetto di questo sito. E’ André Gide, che nel 1912 venne scelto come giurato nella Corte di Assise di Rouen. Da quella sua esperienza trarrà il libretto, di obbligatoria lettura, Ricordi della Corte di assise e, successivamente fonderà per l’editore Gallimard la collana "Ne jugez pas", di documentazione di casi giudiziari.
Da Ricordi della Corte di assise un passo di assaggio.
"Granville, bracciante, è stato assalito a Rouen in via Barbot, da un lestofante che lo ha rapinato del danaro che aveva in tasca: due monete da cento soldi. La vittima si dichiara incapace di riconoscere l'aggressore; ma la signora Ridel, che, attratta dalle grida, aveva messo il naso alla finestra, sostiene di aver potuto riconoscere l'aggressore nella persona di Valentino, altro bracciante, che è qui davanti a noi, come reo sospetto. Valentino nega perdutamente e sostiene di esser rimasto a letto a casa sua, quella notte. Anzitutto: la signora Ridel come avrebbe potuto riconoscerlo? Era una notte senza luna, e la via scarsamente illuminata. La Ridel incalza che l'aggressione è avvenuta sotto un fanale. Viene interrogato il gendarme che ha coadiuvato all'istruzione del processo; vengono sentiti alcuni testimoni: uno dice che il fanale è a cinque metri di distanza; un altro, a venticinque. Un terzo arriva persino a sostenere che non c'è l'ombra di un fanale in tutto quel tratto di strada.
Ma Valentino non ha un buon passato; gode di una brutta riputazione, e se il sostituto procuratore, che rappresenta l'accusa, non sa dimostrare che Valentino è colpevole, dal canto suo l'avvocato difensore non sa dimostrare che è innocente. Nel dubbio, cosa deve fare il giurato? Voterà: colpevole, invocando tuttavia le circostanze attenuanti, anche per attenuare la responsabilità della giuria. Quante volte (anche nel caso Dreyfus) queste famose « circostanze attenuanti » non dimostrano che l'immensa incertezza della giuria! E appena nasce un dubbio, anche minimo, il giurato è incline a invocarle, soprattutto quando è davanti a un caso grave. Come a dire: sì, il delitto è molto grave, ma non siamo proprio sicuri che costui sia il colpevole. Tuttavia bisogna dare una punizione: a scanso di responsabilità, condanniamo pure la vittima che ci sottomettete; ma, nel dubbio, cerchiamo anche di non punirla troppo severamente.
In molti casi che ho dovuto giudicare in qualità di giurato, mi sono trovato imbarazzato, e come me erano imbarazzati gli altri, dalla grande difficoltà di raffigurarsi il teatro del delitto, il luogo in cui si è svolto, semplicemente in base alle deposizioni dei testi e all'interrogatorio dell'imputato. E molte volte è d'importanza basilare. Il teste X, trovandosi in un preciso punto indicato, ha potuto o no riconoscere l'aggressore? C'era abbastanza luce per poterlo distinguere?"
